lunedì 7 febbraio 2011

Per l'Oratorio San Vittore dall'omosessualità si può guarire Arcigay Verbania: grave offesa alla nostra dignità

Comunicato Stampa Arcigay Verbania – 06/02/2011

Per l'Oratorio San Vittore dall'omosessualità si può guarire
Arcigay Verbania: grave offesa alla nostra dignità

Venerdì sera 4 febbraio, si è tenuto dalle ore 21 un incontro presso l'Oratorio San Vittore di Verbania Intra, che ha avuto come unico ospite Luca Di Tolve, rappresentante del Gruppo Lot – Regina della Pace, associazione che sostiene le teorie di guarigione dell'omosessualità di Joseph Nicolosi, sedicente psicologo americano più volte smentito dalla comunità scientifica internazionale (alleghiamo la presa di posizione dell'Ordine Nazionale degli Psicologi).

All'incontro organizzato dall'Oratorio, Luca di Tolve ha raccontato la sua storia dando un'immagine dell'omosessualità come originata dalle sofferenze dovute alla separazione dei genitori, dall'ambiente famigliare negativo, da una cattiva consulenza psicologica; e dallo stesso tempo portatrice di infelicità, sregolatezza e malattie. Ad un certo punto ha raccontato di aver abbracciato le teorie di Nicolosi, avuto un'esperienza miracolosa ed essere diventato eterosessuale. Luca Di Tolve ha definito, in conclusione, le persone omosessuali come incapaci di amare.
Moltissimi i ragazzi giovani presenti, molti i genitori e gli altri interessati. Tra il pubblico presenti anche i nostri volontari e alcuni genitori di Agedo Verbania (Associazione Genitori di Omosessuali).

Troviamo gravissimo che l'Oratorio abbia deciso di utilizzare pregiudizi e luoghi comuni per parlare di omosessualità e ancor peggio abbia sostenuto, invitando Luca Di Tolve, le terapie di guarigione dell'omosessualità” dichiara Marco Coppola – presidente di Arcigay Verbania – e continua: “soprattutto per il ruolo educativo che l'Oratorio ha non può dimenticare non solo che l'omosessualità non sia una malattia, come definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma che l'unico intervento psicologico, educativo e umano possibile nei confronti di ragazze e ragazze con problemi di accettazione della propria omosessualità sia proprio quello dell'ascolto e dell'aiuto all'accettazione di sé e non alla negazione del proprio orientamento sessuale” e conclude: “lesbiche e gay amano esattamente come tutte le altre persone e a questo aggiungo che molti di noi vivono pienamente la propria fede cristiana. Sappiamo pertanto con certezza che molti sacerdoti accolgono noi e i nostri amori all'interno della Chiesa senza problemi, comprendendo e non giudicando, dando valore ai sentimenti e alla nostra dignità”.

Molti in sala, genitori e giovani adolescenti che partecipano alla vita dell'Oratorio, hanno espresso la loro disapprovazione alle parole di Luca Di Tolve dimostrando invece piena solidarietà nei confronti di lesbiche e gay.


Nel rispetto delle esperienze di tutti ma consapevoli dei danni che immagini e parole come queste possono avere nei confronti di giovani e adulti soprattutto in momenti di sofferenza, chiederemo immediatamente un incontro con la Parrocchia e l'Oratorio, per capire se quest'atteggiamento sia conseguenza di una volontà precisa di esclusione e denigrazione delle persone omosessuali oppure, come speriamo, espressione di una profonda non conoscenza della nostra reale condizione e delle più basilari nozioni scientifiche sull'argomento.

Arcigay Nuovi Colori Verbania
tel. 338.3108399


Allegato

Ordine Nazionale degli Psicologi
(http://www.psy.it/documenti/Omosessualita_terpie.pdf )
08/01/2008 - Omossessualità e “terapia riparativa”. Lo psicologo non deroga mai
[…]
Lo psicologo non deroga mai ai principi del Codice Deontologico nessuna ragione né di natura culturale né di natura religiosa, di classe o economica può spingere uno psicologo a
comportamenti o ad interventi professionali non conformi a tali principi. Questo non
certamente per timore delle possibili sanzioni (che pur gli Ordini puntualmente
comminano), ma perché i principi del Codice sono intimamente e inestricabilmente
connessi con la cultura, il sapere e il saper fare dello psicologo. “Lo psicologo è
consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale,
può intervenire significativamente nella vita degli altri…. “ e quindi “nell’esercizio della 
professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio/economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità.” E’ evidente quindi che lo psicologo non può prestarsi ad alcuna “terapia riparativa” dell’orientamento sessuale di una persona.

4 commenti:

  1. Si deve anche essere liberi di cambiare il proprio orientamento sessuale, da gay a etero, visto che il viceversa viene contemplato come possibilità.

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  2. Ciò che conta è la piena realizzazione dell'individuo. Se una persona, etero o gay che sia, si sente realizzata, tutto bene. Ma se non si sente realizzata dal punto di vista psicoaffettivo e sessuale, cosa c'è di strano a cambiare? Cosa c'è da condannare? Mi sfugge qualcosa e condivido il commento.

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  3. Facciamo a capirci, senza prendersi in giro. Quando si sostengono "terapie riparative" e si inquadra l'omosessualità come malattia non siamo nel campo scienfico della psicologia. E nemmeno in quello della civiltà e del rispetto.

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  4. L'orientamento sessuale si forma in modo naturale, senza interventi esterni e non può cambiare nè con la fede nè con la psicoterapia, ma solo naturalmente. Pertanto non esiste la libertà di cambiare, scegliere, guarire o illuminarsi da omo a etero e viceversa.

    L'unico intervento è quello d'aiuto e sostegno all'accettazione del proprio orientamento.

    In tutto questo, qualcuno dimentica l'esistenza della BISESSUALITA'.

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