martedì 5 aprile 2011

TEMPI DI DICHIARAZIONE DEI REDDITI: LA TRUFFA DELL’8 PER MILLE


Premessa
La Repubblica italiana riconosce la libertà di religione, di culto e di associazione. Il nostro ordinamento giuridico prevede poi specifici regimi per i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica e lo Stato e le altre confessioni religiose.
All’interno di questo complesso insieme di disposizioni la legislazione statale prevede anche il finanziamento diretto da parte dello Stato. Tale meccanismo è noto come “otto per mille”, consistendo nella destinazione di una quota pari all’8% del gettito IRPEF allo Stato, alla Chiesa cattolica o alle confessioni religiose che hanno stipulato una Intesa con lo Stato che preveda tale finanziamento (la Tavola Valdese, l’Unione Italiana delle Chiese Avventiste del settimo giorno, le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Chiesa Evangelica Luterana in Italia).
L’istituto dell’otto per mille è stato introdotto per superare il precedente istituto noto come “congrua” (il finanziamento diretto dello Stato alla Chiesa cattolica), configurando un nuovo meccanismo che fosse in grado di fornire mezzi adeguati e quantitativamente comparabili ai precedenti ed allo stesso tempo affidare ai cittadini la scelta in merito.
Pochi italiani sono a conoscenza di come funziona il meccanismo del cosiddetto 8 per mille dell’IRPEF. E’ necessario che il Ministero dell’Economia si faccia promotore di una campagna di informazione che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere coscientemente, come la legge vuole, la destinazione di questa parte del proprio reddito.
La situazione attuale
Il contribuente può indicare a chi devolvere la sua quota dell’8 per mille dell’IRPEF. Quello che non molti sanno è che chi non dà alcuna indicazione vede la sua quota versata ai soggetti ammessi, ed elencati in fondo al modulo di dichiarazione dei redditi, in modo proporzionale alle preferenze che altri (e non lui) hanno espresso. In altre parole, chi non ha indicato alcuna scelta, vede la sua quota devoluta a soggetti per i quali può anche provare la massima repulsione o diffidenza. E’ questo uno dei tanti imbrogli italiani, consumato ai danni di milioni di persone alle quali viene negata una corretta informazione su cosa si fa dei loro quattrini.
E’ avvenuto così che negli ultimi anni la chiesa cattolica, pur avendo ottenuto indicazioni corrispondenti a circa il 30% del totale, sia riuscita ad accapararsi quasi il 90% dell’ammontare totale dell’8 per mille dell’IRPEF (circa 1 miliardo di euro, invece di circa 300 milioni di euro che le spetterebbero effettivamente): inoltre, per le somme percepite, la CEI presenta un rendiconto a carattere informativo, non soggetto ad alcun controllo da parte dell'autorità statale.
A tal fine è stata ed è ulteriormente aiutata dalla del tutto inesistente opera di divulgazione e propaganda che lo Stato italiano ha fatto e fa in favore della propria quota dell’8 per mille (della quale, occorre ancora ricordare, il 40% circa veniva destinato mediamente ad interventi destinati ai beni culturali riferiti al culto cattolico); questa latitanza dello Stato si contrappone alla martellante propaganda che la Chiesa cattolica ha fatto e fa sempre più attivamente, con vere e proprie campagne pubblicitarie, che incidono per circa l’1% dei ricavi (circa 10 milioni di euro), in favore della propria quota dell’8 per mille.
Lo Stato, per legge,  può destinare il proprio 8 per mille alle seguenti attività: conservazione di beni culturali, calamità naturali, fame nel mondo, assistenza ai rifugiati.
  • La maggior parte dei fondi assegnati al capitolo “Beni culturali” (oltre il 60%) sono finalizzati in realtà a restauri e interventi in favore di immobili ecclesiastici. Opere che avrebbero tutte le carte in regola per usufruire della quota dell’8 per mille destinati alla Chiesa cattolica, col suo apposito fondo “edilizia di culto”.
  • Anche al capitolo “Calamità naturali” vi è la preponderanza di parrocchie e monasteri, mentre le priorità dovrebbero essere “progetti presentati da enti territoriali”, non ecclesiastici.
  • Per quel che riguarda il capitolo “Fame nel mondo”, viene stanziato circa il 2 per cento del totale.
  • Infine vi è il capitolo “Assistenza ai rifugiati”, al quale viene destinato circa il 5 per cento del totale.
Una proposta per il futuro
Se questo è il quadro della situazione, sorge immediatamente spontanea una considerazione.
Perché la quota inoptata dell’8 per mille non viene per intero destinata ad alimentare un fondo permanente destinato alle emergenze per calamità naturali quali terremoti, alluvioni, frane? E, per la quota che auspicabilmente non dovesse essere assorbita dalle emergenze, finalizzato ad interventi di ricostruzione, adeguamento, prevenzione del rischio? Questo fondo dovrebbe essere oggetto di una gestione e rendicontazione separata dal Bilancio dello Stato, affidata ad una authority ad hoc, indipendente dal Governo.
E, qualora si insistesse a perpetuare l’imbroglio ai danni degli italiani sull’attribuzione della quota inoptata, si potrebbe proporre di inserire tra i possibili beneficiari dell’8 per mille un “fondo emergenze”, con l’obbligo, per questo, e per lo Stato italiano, di pubblicizzare, propagandare e promuovere le proprie attività, esattamente come fa la chiesa cattolica. Molti italiani sarebbero felici di dare questo contributo, e  la quota dell’8 per mille rimasta senza opzione andrebbe a ridursi sensibilmente.
Per la dichiarazione dei redditi del 2011
Fino a quando non verranno introdotte significative modifiche in senso di rispetto della laicità delle istituzioni relativamente al meccanismo di assegnazione dell’8 per mille fra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, nonché relativamente alla destinazione dei fondi dello Stato derivanti dal gettito della propria quota dell’8 per mille, il nostro invito ai cittadini che hanno a cuore la laicità delle istituzioni, è quello di non devolvere né alla Chiesa cattolica, né allo Stato (le due opzioni rischiano sempre di più di coincidere) il proprio 8 per mille, bensì di destinarlo ad una delle confessioni religiose minoritarie, controllando con attenzione come tali fondi vengono spesi ed utilizzati dalle singole organizzazioni religiose, di anno in anno.
Vigilanza laica!

#########################################################

TEMPI DI DICHIARAZIONE DEI REDDITI: PER UN BUON USO DEL 5 PER MILLE
Destina il Tuo 5x1000 alla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Nei suoi anni di attività la Consulta è già stata protagonista di numerosissime iniziative, convegni e proposte, caratterizzandosi come uno dei più attivi istituti culturali torinesi, in costante crescita di adesioni e progetti, esempio e punto di riferimento per la nascita di numerose Consulte gemelle in altre città italiane.
Anche quest’anno il calendario delle iniziative è denso di progetti ad alto contenuto culturale e di attualità: i corsi di Educazione alla cittadinanza, la Giornata di Giordano Bruno, la Lectio Magistralis sulla Laicità collegata al Premio Adriano Vitelli  “Laico dell’Anno”, il dibattito per Biennale Democrazia "Stato e Chiesa cattolica dopo l'Unità d'Italia: poteri in contrasto", la Commemorazione del XX Settembre e la Manifestazione “Laici in piazza", il convegno di studi annuale "Educazione alla cittadinanza ed educazione sessuale" , i corsi di bioetica e di storia del pensiero laico all'UNITRE, i corsi di storia delle religioni e del libero pensiero e di storia della massoneria all'Università Popolare, i corsi sperimentali di storia delle religioni e del libero pensiero come ora alternativa alla religione cattolica nelle scuole, le presentazioni di libri sono solo alcuni esempi delle iniziative in programma.
I mezzi di cui la Consulta dispone sono tuttavia ben lontani dall’essere adeguati ad un simile sforzo. La Consulta infatti non è riconosciuta al pari degli altri istituti culturali della Regione Piemonte, non essendo inserita nella legge regionale 49 che da tempo attende una revisione. Soltanto la convinta adesione ed il concreto sostegno, anche economico, dei cittadini alle attività della Consulta potrà consentirci di far fronte a queste importanti iniziative culturali ed ai sempre più impegnativi compiti che attendono le battaglie per la difesa della laicità delle istituzioni e per la diffusione della cultura laica.
Ti chiediamo di destinare il 5 per mille dell’IRPEF a sostegno della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. Questa scelta non comporta una spesa per Te essendo una quota d'imposta a cui lo Stato rinuncia. Se non effettuerà alcuna scelta, il 5 per mille resterà allo Stato.
Come devolvere il 5x1000 alla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni?
È davvero semplice:
  1. compili il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico;
  2. firmi nel riquadro "Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale..."
  3. indichi il codice fiscale della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni: 97663330013

Può destinare il 5x1000 anche chi non compila la dichiarazione dei redditi, ovvero la persone che hanno solo il modello CUD fornitogli dal datore di lavoro o dall'ente erogatore della pensione.


Come fare?

È sufficiente compilare la scheda e presentarla, in busta chiusa:
  • allo sportello di un ufficio postale o a uno sportello bancario che provvederà a trasmetterle all'Amministrazione finanziaria (il servizio è gratuito)
oppure
  • a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (commercialista, CAF, etc.) Quest'ultimo deve rilasciare, anche se non richiesta, una ricevuta, attestante l'impegno a trasmettere le scelte.
Sulla busta occorre scrivere: "scelta per la destinazione del cinque per mille dell'Irpef", e indicare cognome, nome e codice fiscale del contribuente.
Grazie per aiutarci a difendere la laicità delle istituzioni ed a promuovere la cultura laica!

sabato 2 aprile 2011

Giornate della laicità

Il primo festival italiano interamente dedicato alla laicità, malgrado le pressioni delle gerarchie ecclesiastiche e l'ostilità del pensiero unico dominante nei media

Con la partecipazione di: Margherita Hack, FrancoCordero, Piergiorgio Odifreddi, Giulio Giorello, Roberta De Monticelli, Gianni Vattimo, Angelod'Orsi, Marco Revelli, don Carlo Molari, GabriellaCaramore, Valerio Onida, don Paolo Farinella, Telmo Pievani, Giuseppe Platone, Carlo Flamigni, Beppino Englaro, Giannino Piana, Sergio Luzzatto, Pierfranco Pellizzetti, Raniero La Valle, GiovanniFranzoni, Fabio Picchi, Marco Baldini, OrlandoFranceschelli, Giorgio Vallortigara, Tullio Monti, Maurizio Cecconi, Gabriella Bettaini, Jean LouisTouadi, Paolo Flores d'Arcais.

IL SITO DEL FESTIVAL:http://giornatedellalaicita.com

IL PROGRAMMA:

Venerdì 15 aprile

ore 16.30/17.00
Apertura delle Giornate della laicità

Teatro Municipale R. Valli, Sala degli specchi

(1)
 ore 17.00
Incontro con Franco Cordero 
Elogio del Relativismo
Teatro Municipale R. Valli, Sala degli specchi

(2) ore 18.30
Incontro con Giulio Giorello
Senza Dio Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(3) ore 18.30
Dialogo tra Angelo D’Orsi e Marco Revelli
Laicità e storia: l’identità italiana
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula 2

(4) ore 21.00
Dialogo tra Paolo Flores D’Arcais e don Carlo Molari
La dottrina cattolica è compatibile con la democrazia?
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(5) ore 21.30
Dibattito tra Valerio Onida, Gabriella Caramore e don Paolo Farinella
Cattolici o clericali?
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula 2

Sabato 16 aprile

(6) ore 10.00
Incontro con Piergiorgio Odifreddi
Infinitamente uomo
Centro Culturale Loris Malaguzzi, Auditorium Reggio Children

(7) ore 11.30
Dibattito tra Giulio Giorello e Giannino Piana
Laici e/o puritani
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(8) ore 15.30
Incontro con Telmo Pievani
La biologia e le domande della vita
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(9) ore 16.00
Incontro con Carlo Flamigni
Lezione di educazione sessuale per le scuole
Telereggio
Appuntamento gratuito dedicato alle scuole. Prenotazione obbligatoria.
 
(10) ore 16.00
Dialogo tra Pierfranco Pellizzetti e Giuseppe Platone
La religione è compatibile con la democrazia?
Correggio, Palazzo dei Principi
 
(11) ore 18.00
Incontro con Gianni Vattimo
Essere e fede
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna
 
(12) ore 18.00
Dibattito tra Tullio Monti e Maurizio CecconiIl movimento laico in Italia: debolezze e opportunità
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula 2
Appuntamento gratuito. Prenotazione obbligatoria. 

(13) ore 21.00
Dialogo tra Paolo Flores D’Arcais e Roberta De Monticelli
Laicità, etica, relativismo
Centro Culturale Loris Malaguzzi, Auditorium Reggio Children

ore 22.30
Concerto di Alessandro Mannarino
Circolo Arci Fuori Orario (Taneto di Gattatico)

Domenica 17 aprile

(14) ore 10.00
Dialogo tra Fabio Picchi e Marco Baldini
Laicità e piaceri della vita
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(15) ore 11.00
Dialogo tra Beppino Englaro e Cinzia Sciuto
La vita e la morte
Scandiano, Teatro Boiardo

(16) ore 11.00
Dibattito tra Gabriella Bettaini, Facchinetti e J. Louis Touadi
Multiculturalità: guardare l’altro come opportunità e non come minaccia
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula 2

(17) ore 11.30
Dialogo tra Gianni Vattimo e Paolo Flores D’Arcais
Un filosofo può credere in dio?
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(18) ore 15.30
Incontro con Margherità Hack
Amica Veritas
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

(19) ore 15.30
Dialogo tra Giorgio Vallortigara e Orlando Franceschelli
Indagini su una mente al di sotto di ogni sospetto
Correggio, Palazzo dei Principi

(20) ore 17.30
Dialogo tra Raniero La Valle e Giovanni Franzoni
Cattolici o clericali? (3). Quale laicità per quale fede?
Scandiano Sala Casini

(21) ore 18.00
Incontro con Sergio Luzzatto
Senza il crocefisso l’Italia sarebbe migliore
Università di Modena e Reggio Emilia, Aula Magna

Comunicato sulla Sentenza Lautsi contro Italia della Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti Umani

Il 18 marzo 2011 la Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti Umani ha deciso definitivamente il caso Lautsi c. Italia.
Il ricorso della signora Lautsi chiedeva alla Corte di accertare che la decisione della scuola di non rimuovere il crocifisso dall’aula scolastica ove facevano lezione i propri figli violava l’obbligo per le autorità statali di rispettare il diritto dei genitori a garantire l’insegnamento e l’educazione dei propri figli in conformità con le proprie convinzioni religiose e filosofiche ed il diritto di libertà religiosa.
La Seconda Sezione della Corte, a novembre 2009, aveva ritenuto che la presenza del crocifisso violasse i diritti della ricorrente e la libertà di coscienza di coloro che sono i destinatari dell’attività di proselitismo. La Grande Chambre ha deciso in senso contrario.
La recente sentenza ha deciso di prendere le distanze da quella della sezione semplice su due punti: (a) l’impossibilità di ritenere ragionevolmente che un simbolo religioso alla parete della classe abbia o meno effetto sui giovani la cui convinzioni sono in via di formazione (b) che, nell’applicazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani, vi è un margine di apprezzamento di ogni Stato contraente relativamente alla decisione di (b1) proseguire una tradizione, (b2) organizzare l’ambiente scolastico, (b3) dare preponderante visibilità ad una religione se non si configura un indottrinamento.
Tale margine di apprezzamento sarebbe confermato dal fatto che non vi è una normazione o una prassi comune ai diversi Stati europei circa l’esposizione (o meno) di simboli religiosi nelle scuole.
La sentenza ci pare argomentata in maniera meno completa e meno rigorosa di quella della seconda sezione e l’opinione dissenziente espressa dai giudici Malinverni e Kalaydjeva illustra bene i passaggi critici. Sicuramente il dibattito giuridico non è destinato a sopirsi.
E’ grave e preoccupante che la Corte abbia evitato di esaminare, come sarebbe stato doveroso, la questione della violazione dell’art. 9 della Convenzione nella prospettiva del diritto degli scolari a credere o a non credere, ritenendo che non sussista alcuna distinzione rispetto alla violazione dell’articolo 2 del protocollo n. 1. Il diritto degli scolari a credere o non credere in una religione aveva assunto, invece, grande rilievo nella sentenza della seconda sezione della Corte di Strasburgo.
D’altra parte, la sentenza non approva la posizione del Governo, i cui argomenti difensivi sono stati in gran parte contestati dalla Corte, ma si limita a riportare, per ora, il dibattito giuridico e politico nei confini nazionali. Con alcune significative prese di posizione: (a) il crocifisso rappresenta indubbiamente e primariamente un simbolo religioso, (b) l’esposizione del crocifisso privilegia una religione sulle altre, (c) l’esistenza di una tradizione non esime lo Stato dal rispetto dei diritti (d) lo Stato si deve comunque far carico di garantire che gli atti e i comportamenti dell’istituzione scolastica siano pluralisti e inclusivi. Qui la Corte europea, dato atto del contrasto nella giurisprudenza nazionale, pare invitare con garbo i giudici italiani a rivedere alcune affermazioni pregiudizialmente favorevoli all’esposizione del Crocifisso e a valutare con attenzione i casi concreti alla luce della Costituzione e della legislazione nazionale.
Ringraziamo la famiglia Albertin-Lautsi per l’impegno profuso in questi anni per far valere un diritto ed un principio che appartengono a tutti noi.
Non muta la nostra preoccupazione che attraverso la presenza di un simbolo religioso nei locali scolastici si possa giustificare il privilegio di una religione “prevalente” e dunque favorire una predominanza della chiesa cattolica romana e delle sue gerarchie nella realtà sociale e politica italiana, come più volte in questi anni abbiamo dovuto constatare e denunciare. Si accentua la nostra preoccupazione per l’atteggiamento dei Governi e della c.d. opposizione politica, che rivela l’intento di conservare una sorta di gerarchia di fedi religiose con al vertice il cattolicesimo, ex religione di stato detronizzata di diritto, a seguito della revisione pattizia del 1984, ma di fatto sempre dominante, e via via le altre religioni o convinzioni personali.
Una visione lungimirante della nostra storia e della nostra società ci induce a continuare ad impegnarci con maggiore determinazione per ottenere un pluralismo inclusivo e un sistema di garanzie capace di assicurare la laicità e la neutralità delle istituzioni civili.


CGD - Coordinamento Genitori Democratici Onlus, Angela Nava
CIDI - Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, Sofia Toselli
Comitato bolognese Scuola e Costituzione, Bruno Moretto
Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni, Tullio Monti
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, Tullio Monti
Consulta Romana per la Laicità delle Istutuzioni, Flavia Zucco
Consulta del Verbano-Cusio-Ossola per la Laicità delle Istituzioni
FNISM - Federazione Nazionale degli Insegnanti, Gigliola Corduas
MCE - Movimento di Cooperazione Educativa, Maria Cristina Martin
Scuola per la Repubblica, Antonia Sani
UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, Raffaele Carcano
Rete Laica Bologna, Maurizio Cecconi
Fondazione Critica Liberale, Enzo Marzo
Associazione Italialaica.it, Mirella Sartori
Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno", Maria Mantello
C.I.E.I. - Comitato Insegnanti Evangelici Italiani, Lidia Goldoni
Movimento d'azione Giustizia e Libertà, Antonio Caputo
Associazione nazionale Liberacittadinanza, Maria Ricciardi Giannoni
Democrazia Laica, Enrico Modigliani
Associazione "31 ottobre per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani", Nicola Pantaleo
CRIDES - Centro Romano di Iniziativa per la Difesa dei Diritti nella Scuola, Antonia Sani
Comitato Torinese per la Laicità della Scuola, Cesare Pianciola